L’esercito dei lettori

ScaramoucheFili ovunque, che si intrecciano in modo confuso come in un gomitolo, una matassa difficile, impossibile da sgarbugliare. Tante storie, decisamente troppe, che tra loro si incontrano e si scontrano, in un contesto unico e più ampio che le contiene e le trattiene.Premetto che è la prima volta che mi ritrovo davanti ad un romanzo dei Wu Ming, e da quanto si legge online da altre recensioni consultate pre-lettura, non è insolito per questo quintetto avventurarsi in trame complesse e contorte. Nel romanzo “L’armata dei sonnambuli”, il gruppo di scrittori dà seguito alla loro prima opera, entrambe facenti parti di un trittico che è ambientato negli ultimi 30 anni del 1700; questo sequel è ambientato a Parigi, durante gli anni della Rivoluzione francese che vedono Robespierre a capo del suo Regime del Terrore. Le vicende che si intrecciano nelle pagine del libro sono quelle di una sarta, suo marito poliziotto, il loro figlio, il loro medico, un attore italiano, e un misterioso cavaliere esperto in tecniche di sonnambulismo e sul “flusso magnetico”. La vicenda che gli autori narrano è quella di una rivolta da parte del cavaliere e della sua armata di sonnambuli immuni al dolore, creata in un manicomio con le tecniche sopracitate, al fine di liberare Maria Antonietta e il figlio di Luigi XVI, e del fallimento della stessa che avviene grazie all’intervento dell’attore indossante i panni di Scaramouche, giustiziere al servizio del popolo, in associazione col poliziotto e con sua moglie, sarta del vestito dell’eroe. Il romanzo è appositamente scritto come un copione teatrale, per l’appunto diviso principalmete in 5 atti. Il linguaggio utilizzato è volto ad evidenziare ogni classe sociale e il clima dell’epoca, utilizzando forme gergali e volgari, passando da un dialetto emiliano al francese. Tutti questi aspetti formali, linguistici e stilistici, seppur compongano un romanzo con personaggi storici e vicende vere di tutto rispetto, non facilitano la lettura, nel suo complesso veramente complicata e lenta. Ci si scoraggia già alle prime pagine, dove bombardati di personaggi, nomi e fatti ci si perde, costringendo il lettore a rileggere più volte pagine e pagine per riuscire a comprendere il necessario per poter procedere nella lettura; è come armarsi di arco e frecce, e partire per combattere un nemico dotato di fucili…perdendo, per l’appunto, in partenza. Se poi si riesce malauguratamente a superare l’inizio, la disarmante e troppo fitta trama che si svolge nei successivi atti, contribuisce a dare il colpo di grazia. Libro impossibile da finire, anzi da cominciare, e quasi non ci si capacita che un gruppo di “sole” cinque persone si riesca a tenere le fila di una trama così intrecciata.

Babini Marco, 5^Aen

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *