Lo sport a contatto con il doping
La parola doping è, purtroppo, spesso associata ad ambienti sportivi.
Recentemente il caso Sharapova ha riaperto il dibattito sulla battaglia contro il doping. Infatti poco tempo fa la tennista russa ha dichiarato durante una conferenza stampa di essere stata trovata positiva ad un test antidoping durante l’Australian Open. Le conseguenze sono state immediate, infatti la Nike ha immediatamente revocato lo sponsor alla tennista e i giornali si sono accaniti sull’accaduto.
Nei social molti sportivi e molte sportive hanno commentato l’accaduto attraverso facebook e twitter, in particolare tenniste come la Williams, o l’italiana Errani, hanno scritto che la Sharapova ha un ruolo fondamentale nel tennis mondiale e che la loro volontà è quella di non ricordare la russa come descritta nei giornali.
Il caso ha riaperto la vicenda inerente i 66 atleti russi scoperti positivi al doping durante le Olimpiadi di Baku del 2015, in quanto la sostanza dopante è la medesima, ossia il Melodonium. Una sostanza che permette agli atleti che la assumono di sentir meno la fatica e quindi di ottenere maggiori risultati.
In risposta a questi episodi il governo russo ha dichiarato che questi sono solamente casi isolati di atleti russi dopati e che la WADA (World Anti-Doping Agency) dovrebbe occuparsi con maggiore impegno dell’individuazione di questi atleti dopati.
Purtroppo già da tempo, negli ambiti sportivi si sente parlare troppo di doping.
A mio avviso individuare queste persone non è molto facile, ma allo stesso tempo i controlli di oggi non sono difficili da evadere in quanto alcuni sono programmati, mentre altri sono a sorpresa ma con la possibilità di non presentarsi. Perciò ritengo che i controlli dovrebbero essere fatti all’inizio della stagione sportiva e ogni tanto a sorpresa all’inizio dell’attività, con l’obbligo di sottoporsi al test.
Detto questo, provando a mettersi nei panni degli atleti, si può immaginare come siano continuamente sotto pressione a causa dei numerosi eventi sportivi, e non solo; infatti gli atleti sono anche impegnati in spot pubblicitari e quant’altro, perciò bisognerebbe saper rinunciare ad alcuni di essi altrimenti si è portati a fare come la Sharapova, ossia ricorrere a sostanze dopanti per far fronte a pressione e fatica. Ma queste scelte sono inconcepibili con lo sport dal momento che dovrebbe essere praticato per piacere e non come dovere.
Inoltre doparsi per vincere è da vigliacchi perché non si ha il coraggio di riconoscere le capacità altrui, quindi si cerca di vincere con altri mezzi. Come ha fatto Alex Schwarzer, ex campione olimpico di marcia, il quale è stato trovato positivo al doping dopo anni e anni di competizioni. Ma pur trovando positivi alle sostanze dopanti questi atleti e revocando loro i titoli vinti, la fama, il denaro e tutto il resto non verrà loro mai rubato, come ad esempio il tempo trascorso tra il lusso, le esperienze personali offerte.
Quindi converrebbe fare più controlli, e più mirati, al fine di preservare la bellezza dello sport, la spensieratezza che si prova a far quello che si ama insieme o contro persone che provano la stessa passione per lo sport.