TURPILOQUIAMOCI

FUCK OFF di DANIEL HUNTLEY – CC BY-SA 2.0

La storia ci insegna che tutte le cose sono, col passare del tempo, destinate a cambiare e ad evolversi. Ciò, però, non implica un miglioramento.
Uno dei principi cardine che dovrebbe contraddistinguere l’intera umanità, sin dai primi ominidi, è quello di educazione e buon costume. Negli ultimi tempi, però, nonostante il maggior grado di istruzione e rispetto che si presume le persone dovrebbero avere, sono sempre più frequenti i turpiloqui e l’uso di parolacce nella vita di tutti i giorni. Come mai questo avviene?
Oramai utilizzare questi “brutti” vocaboli nella parlata quotidiana è diventato un uso comune. Si inizia già a dirle quando si è bambini, poiché le si sentono pronunciare dagli adulti e subito li si vuole imitare, ripetendole, per sentirsi grandi. Sono diventate ai giorni nostri un sinonimo di maggiore autostima, ci si sente più “potenti” a dirle in compagnia degli amici più “ribelli”, o quando le si utilizzano in un dialogo coi genitori.
Si crede inoltre che usarle enfatizzi e rafforzi un concetto. Di conseguenza non è più la capacità dialettica a fare la differenza: molte volte chi ha delle difficoltà a parlare e comunicare ma utilizza nel suo discorso parolacce inserite qua e là, riceve più attenzioni di chi invece si esprime con un linguaggio più forbito e in maniera più corretta. Gli ascoltatori preferiscono i turpiloqui, che tengono alta la tensione e l’adrenalina, rispetto ai termini tecnici e intellettuali, ormai antiquati, che vengono considerati noiosi.
Tutti questi aspetti hanno così favorito la diffusione della parolaccia nei più svariati ambiti: dagli stadi alle scuole, dai bar ai programmi televisivi. Proprio così, ma che nessuno si lamenti! Perché se dai tifosi scalmanati allo stadio e dagli ubriaconi al bar ce le si può anche aspettare, da alcuni professori nelle scuole e da vari personaggi dei programmi televisivi in TV, no. Perciò se i primi a dirle sono le persone che dovrebbero dare l’esempio, come si può pretendere che poi i bambini e gli studenti non le ripetano?
Le famiglie dovrebbero avere l’obbligo di insegnare ai propri figli l’educazione. Poiché molte volte ciò che si diventa e il modo in cui ci si comporta non dipendono soltanto dalla personalità che un individuo acquisisce con il passare del tempo e con le esperienze di vita, ma anche, e in certi casi soprattutto, da ciò che si è appreso e ciò che hanno trasmesso e insegnato le persone più care, di conseguenza in primis i genitori e i parenti.
Questo non significa che un orfano o una persona solitaria abbiano il permesso o siano giustificati a dire parolacce e quindi ad avere poca “eleganza” e “raffinatezza”, ma sicuramente un ambiente in cui si riceve affetto quotidianamente può aiutare a crescere e vivere in armonia, perciò nel segno dell’educazione e del rispetto reciproco.
Le ultime statistiche indicano, però, che non solo sono sempre più in aumento i programmi e i dibattiti con uso di parolacce e turpiloqui, ma che questi sono anche i più seguiti, quelli che fanno più ascolti.
Insomma, ormai tutti si sono lasciati contagiare da questa tendenza, e quasi nessuno sembrerebbe obiettare, perciò se alla gente va bene che le cose vadano così…. !!!
Che dire… TURPILOQUIAMOCI!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *