ESISTE ANCORA LA VERA MUSICA?
È un dato di fatto: la musica nel tempo si è trasformata in un’arte in vendita. Il primo sviluppo del mercato musicale si aggira intorno al 1880 quando vennero inventati il grammofono e il fonografo, ma i veri e propri accenni ad un imponente mercato musicale si registrano dal secondo dopoguerra con la diffusione dei jukebox e degli impianti domestici.
Nel 1948 la Columbia Records introdusse negli Stati Uniti il disco in vinile: un supporto per la memorizzazione analogica di segnali sonori; 34 anni dopo la Philips e la Sony iniziarono ad impiegare i CD (compact disc) per utilizzo commerciali. All’inizio del ventunesimo secolo con l’avvento della musica digitale (che incoraggiava la pirateria informatica), l’industria musicale ha fronteggiato una dura crisi a causa dal calo di vendite dei CD; questa crisi si è conclusa con la legalizzazione delle vendite online.
Il 28 aprile del 2003, con l’aggiornamento di iTunes in base alla versione 4.0, l’Apple introdusse il Music Store, contenente 200mila brani al costo di 0.99 dollari raggiungendo nel febbraio del 2010 il traguardo di dieci milliardi di vendite.
Il mercato musicale attualmente è controllato dalle case discografiche che si possono suddividere in due gruppi: le Major (case più grandi) e le indipendenti. Le Major sono tre: l’Universal Music Group (fondata nel 1934), la Sony Music (fondata nel 1929) e la Warner Music Group (fondata nel 1929). Tutte e tre hanno sede a New York. Tra le case discografiche indipendenti spiccano la Spinnin Records fondata in Olanda nel 1999 da Eelko Van Kooten e Roger De Graaf (con artisti del calibro di Martin Garrix, Tiesto ed Avicii), la Revealed Recordings (fondata nel 2010 dal produttore Hardwell) e la Ultra Music (fondata a New York nel 1995 che può vantare produttori della portata di Calvin Harris, NERVO e Steve Aoki).
Alla luce di quanto detto fino a questo punto, il bilancio sulla musica e la sua vera essenza non risulta essere molto positivo. Certamente bisognerebbe operare affinchè la musica possa tornare ad essere un’arte libera da condizionamenti economici. Purtroppo sono pochi i musicisti che stanno lavorando in tal senso ma, come si è soliti dire talvolta: la speranza è l’ultima a morire.
Pierantoni Michael, 1^B