Il Memoriale dell’Alsazia-Mosella
Il Memoriale dell’Alsazia-Mosella, a strapiombo sulla valle della Bruche (di qui si vede il campo di concentramento di Natzweiler-Struthof), ripercorre la tragica storia dell’Alsazia e della Mosella dal 1870 al 1945, fino alla riconciliazione franco-tedesca e alla configurazione europea. Gli abitanti di questa regione hanno cambiato nazionalità per quattro volte; in particolare, dal 1940 al 1945 l’Alsazia e la Mosella sono state l’unica parte del territorio francese a essere annessa al Terzo Reich, diventando teatro di violenze e sorprusi. Per questo motivo il Memoriale si concentra soprattutto sull’epoca del Secondo conflitto mondiale, attraverso un percorso didattico interattivo che ci ha permesso di rivivere questo periodo grazie a varie ricostruzioni e a una scenografia molto coinvolgente, che immerge nell’epoca e trasmette sensazioni molto forti. In particolare, l’importanza di realizzare un forte senso di cittadinanza europea nel rispetto delle diversità e della dignità di ognuno, in nome dei mai superati concetti di libertà e dignità. Non è un caso se l’ultima sala è dedicata alla costruzione dell’Europa unita e forte è il legame fra il Memoriale e il Parlamento europeo, che abbiamo visitato nel corso di questo stesso viaggio.
Divise nazisteAutorità, serietà, rigidità sono i primi tre termini che ci vengono in mente guardando questa foto. Cosa rappresentano queste divise così semplici all’apparenza? Cosa trasmettevano allora, quando gli uomini che le indossavano camminavano sicuri e arroganti sulle strade delle città dell’Alsazia-Lorena? Noi oggi proviamo sbigottimento al solo pensiero che vennero accettate ideologie che violavano i diritti essenziali dell’uomo come la libertà di pensiero, di espressione , di azione, spesso nel tacito consenso di chi “non voleva avere problemi”.
|
Casa bombardataQuesta foto illustra in modo significativo l’azione distruttiva della guerra, sulle cose e sulle persone. Inimmaginabile è la paura dei comuni cittadini vittime di una guerra, qualsiasi guerra: il terrore di perdere tutto, di dover fuggire dal proprio Paese per salvarsi la vita, di doverci restare con la testa china davanti ai nemici…vite stravolte. Vite finite.
|
DormitoriIn questi letti, seppur mal ridotti, diverse persone trovavano l’unico momento di pace dopo una giornata d’inferno. Ogni giorno diamo per scontate molte cose, ma alcune immagini ci ricordano che non è sempre così, nemmeno nella realtà di questi anni. Trascinare una giornata e dormire senza sapere se domani arriverà.
Mirko Albertini, Riccardo Belletti, Nicholas Carpineti, Luca Ciani, Marta Ghirardini, Imad Hafidi, Michele Mazzotti : 4BEL/AEI
|