Visita al Campo di concentramento di Natzweiler Struthof
In data 25 ottobre 2018, nell’ambito del progetto relativo al “Viaggio della memoria” in Alsazia – Lorena, otto alunni della 4BEI, insieme ad alcuni studenti delle classi 5AEI e 4AEI/BEL e di due classi dell’ITIP di Faenza, si sono recati in visita al Campo di concentramento di Natzweiler Struthof situato sui Vosgi al confine tra Francia e Germania.
Il campo fu attivo nel periodo di tempo compreso tra il 21 maggio del 1941 e il settembre del 1944, quando venne evacuato dalle SS, per essere poi liberato dagli alleati il 23 novembre del ‘44. Gli internati furono circa 52000 provenienti da varie zone dell’Europa, soprattutto partigiani e oppositori politici. La struttura era principalmente un campo di lavoro ma, nonostante ciò, furono costruite una camera a gas e un crematorio; oltre a tutto questo, dal campo furono inviate alcune cavie umane presso l’università del Reich di Strasburgo per effettuare vari esperimenti di natura medica.
Al nostro arrivo, il clima si presentava rigido e caratterizzato da una fitta nebbia. Inizialmente ci siamo riuniti nel piazzale dove abbiamo potuto osservare da una posizione sopraelevata la struttura del campo caratterizzata da gradoni che la differenziano dagli altri campi di internamento in Europa. Inoltre, era possibile vedere chiaramente l’unica baracca rimasta ancora integra, il crematorio con le prigioni annesse e la casa appartenuta al comandante del campo dalla quale era possibile accedere direttamente al crematorio. Oltrepassato il grande cancello che sormonta l’ingresso, la cui struttura in legno è avvolta dal filo spinato, ci siamo fermati per leggere un passo tratto da “Necropoli”, libro scritto da un sopravvissuto di questo campo, Boris Pahor.
Ripreso il cammino ci siamo spostati nello spiazzo, al di sotto dell’unica baracca ancora esistente, dove venivano effettuate le esecuzioni. Qui abbiamo posato un fiore sul patibolo utilizzato per le impiccagioni dei prigionieri che, oltre ad essere usato per punire gli internati, aveva lo scopo di incutere timore in essi.
Successivamente abbiamo proseguito nel nostro cammino di discesa verso le pendici del campo, osservando i gradoni e gli annessi spiazzi per gli appelli che si susseguivano lungo il percorso. Raggiunto il punto più basso del campo ci siamo soffermati ad osservare un monumento in memoria delle vittime, costituito da una grande croce bianca che ne sovrasta un’altra creata nel terreno e circondata da un prato verde.
Ci siamo poi addentrati nelle ultime costruzioni del campo. La prima struttura visitata era il crematorio costituito da una stanza con il forno utilizzato per bruciare i corpi dei morti, ricordati da una lapide.
In seguito, abbiamo proseguito la visita recandoci nelle prigioni dove abbiamo potuto vedere, oltre alle celle, uno strumento utilizzato per punire i prigionieri e le stanze adibite all’effettuazione di esperimenti in campo medico-scientifico.
L’ultimo edificio visitato è stato il museo, adiacente all’ingresso del campo, dove sono conservate e custodite testimonianze e reperti della vita dei prigionieri (monete, scarpe, posate ecc..). Inoltre, erano esposte anche delle foto riguardanti il luogo prima della costruzione del campo, mappe dell’Europa durante il secondo conflitto mondiale e alcuni plastici del luogo.
Infine, siamo usciti dalla struttura per radunarci davanti al cancello di ingresso per leggere un ultimo passo sempre tratto dal libro di Pahor, concludendo così la visita al campo di concentramento.
Siviglia S., Ucci A., Patuelli N., Gjika E. – 4BEI